Pietro Morando
All’approssimarsi del 40° anniversario della scomparsa di Pietro Morando, il pittore alessandrino maggiormente connesso (ad eccezione di Carlo Carrà che però ha operato lontano dalla natia Quargnento) con le correnti artistiche che hanno caratterizzato la scena pittorica nazionale fino al secondo dopoguerra, è apparsa opportuna una riconsiderazione complessiva della sua opera che, già in vita, aveva ottenuto ampi riconoscimenti anche a livello nazionale come attesta la presenza di sue opere nelle più prestigiose mostre italiane, dalle Biennali di Venezia alle Quadriennali romane.
Da questa esigenza è nata questa antologica che ripercorre, con opere significative, tutti i momenti in cui si è articolato il suo variegato itinerario pittorico.
La rassegna inizia con opere divisioniste, dipinte sulla scia di Segantini e dei maestri alessandrini, Morbelli e Pellizza, a cui lo legavano l’interesse per gli umili e i diseredati. Con Morbelli, il pittore dei “vecchioni” del Pio Albergo Trivulzio, Morando ebbe un rapporto diretto, avendo frequentato la sua casa e il suo studio di Milano negli anni immediatamente precedenti il primo conflitto mondiale.
Il percorso espositivo prosegue, poi, con le drammatiche, talvolta tragiche, immagini dei suoi disegni di guerra realizzati in trincea e durante la sua detenzione nel campo di concentramento ungherese di Negimegier e in quello rumeno di Komaron, pubblicati in due edizioni, nel ’23 e nel ’25 nel volume intitolato “I giganti” con prefazione di Leonardo Bistolfi.
Sono presentate, in seguito, le opere del primo dopoguerra quando, dopo una breve fase futurista, Morando aderì al clima del “ritorno all’ordine” entrando in fruttuosa dialettica con le opere di Felice Casorati, dell’amico Carrà, che resterà un suo costante punto di riferimento, e con le sculture di Arturo Martini, ma anche con le suggestioni plastiche provenienti dal Novecento sarfattiano e le atmosfere sospese e incantate dal “realismo magico”.
Influenzato dal “primitivismo neogiottesco” di Carrà, nella seconda metà degli anni ’20, l’artista alessandrino ha elaborato l’icona più caratteristica della sua pittura, la figura del viandante, intrisa di pauperismo francescano e avvolta da un intenso afflato spirituale che si rivela anche nella sua pittura sacra, nelle sue cene del Signore, nelle sue tavole di viandanti e nelle sue mistiche Annunciazioni ispirate al Beato Angelico.
È ampiamente documentata anche la fase del suo “primitivismo agreste”, fortemente radicata nella terra monferrina, con le famiglie contadine ritratte nella quiete idilliaca delle pause di lavoro e i mercati del bestiame, che ha rappresentato l’apice poetico del suo percorso artistico. Sono poi esposte le drammatiche tele raffiguranti possenti e dolenti contadini al lavoro, dipinte con toni pessimistici dopo la virata espressionistica che, a partire dalla seconda metà degli anni ’30 fino agli anni del dopoguerra, lo ha portato a deformare e a ingigantire forme e figure.
In catalogo sono anche documentati i disegni preparatori per le opere murali realizzate nella Casa del mutilato e nella Casa Littoria di Alessandria, nelle quali ha offerto una propria declinazione del muralismo teorizzato da Cagli e da Sironi.
Infine, sono esposti numerosi esempi della sua pittura del secondo dopoguerra, periodo in cui, insieme alla riproposta di temi già trattati in precedenza, caratterizzati però da un ulteriore semplificazione e schematizzazione geometrica delle figure, l’artista ha presentato alcune novità significative tra cui quella delle opere dedicate ai luoghi più emblematici di Alessandria, alle sue piazze, alle sue strade, ai suoi palazzi, immersi in un’immobile e silenziosa atmosfera romantico-metafisica.
Questi quadri erano un amoroso omaggio alla città dove era nato, dove aveva operato, dove aveva sempre vissuto e di cui ha saputo cogliere l’essenza più segreta.
La rassegna, curata da Rino Tacchella e Mauro Galli, tenustasi negli ampi saloni dei sottotetti del castello di Monastero Bormida e stata accompagnata da un catalogo corredato da due saggi critici dei curatori che ripercorrono tutta la sua carriera di pittore, da una ricca sequenza di immagini delle opere, da un’aggiornata bibliografia e da una silloge dei più importanti interventi critici sulla sua figura di uomo e di artista.