ALCYONE Concetto Fusillo
“L’arte – dice Fusillo – non può prescindere dalla letteratura”, anzi si nutre e si corrobora grazie agli apporti che le derivano dalle opere di poeti, narratori, storici e filosofi. Non perde in originalità, semmai si arricchisce nel rendere visivamente idee e suggestioni e ancor più nel trarne spunti od occasioni da sviluppare in maniera autonoma.
Così è nata “l’archiviopittura”, il sistema di quadri e acqueforti derivati dalla lettura e dall’analisi di antichi documenti; così nasce anche “Alcyone”, intrigante rivisitazione di una delle maggiori opere di D’Annunzio dove le tematiche della natura e della mitologia si fondono con il gusto sopraffino per la parola poetica, con la ricerca estenuata della perfezione stilistica.
Più che illustrazione o interpretazione di documenti e di testi poetici, dunque, l’opera di Fusillo è il tentativo di costruire un nuovo archivio visivo, una nuova poesia con segni grafici e pittorici sapientemente mescolati, dove anche la trascrizione di una frase o di un brano, con la grafia originaria, assume un valore sia di significato sia di decorazione pittorica, come le iscrizioni dei versetti che arabescano le pareti delle moschee.
Quale D’Annunzio troviamo nei quadri di Fusillo? Non l’esasperato egocentrismo del “Vate”, non il narcisistico atteggiamento da esteta superuomo, ma il cantore di una natura sensuale, metamorfica, dionisiaca, in cui i temi della vita e della morte si mescolano inestricabili nelle immagini delle vampe torride di un’estate lussureggiante che si avvia verso la decadenza dell’autunno. Troviamo, anche, il cantore del mito, della storia ancestrale che precede la civiltà della ragione: personaggi e situazioni senza tempo che recitano la loro parte non solo sulle pendici dell’Olimpo o nei boschi d’Arcadia, ma di volta in volta nei giardini toscani, nelle ville venete, nelle campagne di Langa e Monferrato, tra i calanchi della Valle Bormida.
Nella successione di immagini e di testi – riprodotti dai carteggi dannunziani originali – la selezione operata da Fusillo segue, nonostante l’apparente disomogeneità di stili, di soluzioni tecniche, di rese coloristiche – un preciso filo conduttore, che è quello del parallelo tra la vita e il mito. Le storie degli antichi eroi e delle ninfe sono lo specchio paradigmatico delle vicende umane, in cui dominano le passioni e le pulsioni dell’animo: la sensualità, il desiderio, il sesso, l’odio, l’amore, il senso del mistero, l’attrazione morbosa, l’anelito all’ignoto. La mitologia, dunque, come riflesso dell’umanità, delle sue complicazioni e delle sue contraddizioni; un mondo in cui bene e male si intrecciano, si fondono e si confondono fino a cambiare di segno. Il mondo della metamorfosi, sostanza del mito e chiave di lettura dell’opera d’arte.